31 gennaio 2009

Crostatine fredde di yogurt e robiola con pere e mandorle

Dessert detox
Il bianco protagonista dei paesaggi invernali, evanescente per definizione, non colore impalpabile, nella cultura orientale (e non solo) è associato alla purezza e quindi il colore più spirituale che eleva verso il cielo.
Così anche gli alimenti total white sono considerati quasi spirituali secondo i principi dell’ayurveda, per avere un effetto depurativo che eleva le energie: tali sono i piatti a base di riso, di latticini leggeri e la candida frutta e verdura.
La biologa nutrizionista E. Macorsini spiega “Il colore è un mezzo comunicativo importante, anche nell’alimentazione e il bianco richiama la purezza da un punto di vista psicologico. Uno o due giorni di regime alimentare all’insegna di questo colore, aiutano il processo di depurazione dell’organismo, purché si scelgano i prodotti giusti” (alimenti light, ma che concentrino in sé preziosi minerali e vitamine capaci di donare un senso di leggerezza al corpo, di pace e serenità allo spirito).
Sulla scorta di tali considerazioni, perché non provare un dessert detox che coniuga benessere fisico, psichico e spirituale con golosità e calorie?

Crostatine fredde allo yogurt e robiola con pere e mandorle



Crostatine fredde di yogurt e robiola con pere e mandorle

Ingredienti x 4
Crostatine
250 g robiola
150 g yogurt bianco (magro)
½ bicchiere latte di soia
1 cucchiaino cannella in polvere
1 cucchiaino zucchero
1 cucchiaino miele
3 fogli gelatina

1 pera Wiliams
½ limone
1 pezzetto zenzero
1 cucchiaio mandorle tritate

Preparazione. Unire in una terrina yogurt, robiola, miele e cannella, mescolando finché il composto risulta cremoso.
Scaldare il latte, scioglierci la gelatina precedentemente idratata e versarlo sul composto di formaggi, mescolando bene, stendere negli stampi per crostatine, foderati di pellicola alimentare (da preferire gli stampi in silicone) e riporre in frigo per almeno 3 ore.
Affettare la pera e farla cuocere in uno sciroppo a base di limone, acqua, zucchero e zenzero. Togliere la pera dallo sciroppo e lasciarla raffreddare. Sformare i tortini e disporvi le fettine di pera, guarnendo con le mandorle. [tratta da Ricette a colori per proteggere la nostra salute di P. Loaldi]

29 gennaio 2009

Peperoni salati all’olio d’oliva

Sapori di un tempo che fu
Dei sapori antichi il palato ha smarrito la memoria: scomparsi dalle abitudini alimentari e dalle tavole, sono ormai un lontano ricordo e respinti, quasi a voler scongiurare i tempi in cui erano il solo sostentamento, rivivono nei ricordi dei più.

Tra questi i Peperoni salati (in salamoia), una conserva calabrese che permette di custodire i peperoni di agosto (nell'apposito contenitore di terracotta) sotto abbondante sale, aromatizzandoli con il finocchio selvatico e pressandoli con un peso, per poterli poi gustare nei mesi invernali (dopo 1 ora circa di ammollo in acqua fredda), friggendoli con o senza patate o semplicemente irrorandoli con un filo d’olio e.v.o.

Peperoni salati all'olio d'oliva

Peperoni salati (Pipi salati) all’olio d’oliva


E poiché siamo figli del passato, ma viviamo nel presente, perché non dare a questi peperoni una veste in linea con i tempi che viviamo? Perché rinunciare alla loro inconfondibile croccantezza e sapidità, avvinte dal leggero sentore di salamoia?
Così giocando sul contrasto tra l’estremo salato e l’estremo dolce, un’idea finger food può essere quella di farcirli con frutta secca.

Peperoni salati farciti con frutta secca


Peperoni salati farciti con frutta secca

Lasciare a bagno in acqua fredda i peperoni (cambiando l'acqua per accellerare i tempi), per lavarli dalla salamoia ed eliminare l’eccesso di sale. Successivamente strizzarli, tamponarli con un telo, svuotarli dei semi e colmarne il fondo con mollica di pane, ricoprire con un trito di frutta secca (fichi secchi infornati, uvetta sultanina, noci, nocciole) e completare con granella di nocciole.

Peperoni salati


I Peperoni salati partecipano al contest “Poveri ma belli” indetto da precisina

Aggiornamento

La racccolta completa in pdf qui

27 gennaio 2009

Mini-charlotte di piparelli alle clementine

Un gesto inatteso che cattura il cuore, una sorpresa gradita che avvince l’animo, un regalo che dipinge affetto vero: tutto questo nei piparelli, biscotti messinesi speziati alle mandorle (in versione insolitamente più sottile), da me ultimamente ricevuti in dono.
Piluccarli uno ad uno, godendone dell’aroma, della croccantezza, della presenza mandorlata è sicuramente un piacere ... disturbato però dall’imperativo di dover restituire la gioia del donare.
Da qui l’idea di farne un dolce rappresentativo: delle mini-charlotte dall’esteriorità coriacea, inebriante ed elegante, ma dall’essenza morbida, vellutata ed agrumata, per sussurrare nel fruscio di un nastro: - Grazie -

Mini-charlotte di piparelli alle clementine


Mini-charlotte di piparelli alle clementine

Ingredienti x 6
200 g circa di piparelli (o lingue di gatto)

Bavarese alle clementine
300 ml panna
150 g zucchero
8 g gelatina (ric. orig. 10 g)
2 tuorli
4 clementine biologiche
250 ml latte

marmellata di clementine (o marmellata di arance o gelatina di albicocche)

Preparazione Bavarese. Lasciare la scorza delle clementine in infusione nel latte per circa 1 ora e successivamente scaldarlo (senza farlo bollire), e versarlo sui tuorli mescolati con la farina e lo zucchero; portare su fuoco basso la crema ottenuta e cuocerla finché inizierà ad addensarsi, quindi eliminare le scorze, aromatizzarla con il succo di una clementina (ric. orig. 500 g di succo) e stemperarvi la colla di pesce ammorbidita in acqua fredda e strizzata. Lasciare intiepidire la crema finché inizierà a tirare (ispessirsi), quindi incorporarvi la panna montata fermissima e trasferire il tutto negli stampini (bavarese).
Assemblaggio. Sformare i dessert, spennellare il retro di ogni piparello con della marmellata di clementine precedentemente scaldata (o della marmellata di arance o della gelatina di albicocche) e farlo aderire sui fianchi del dolce, proseguendo con gli altri biscotti fino a circondarlo completamente.
Pelare a vivo una clementina e con gli spicchi guarnire la sommità dei bavaresi; cingere con un nastro e servire. [Ricetta bavarese tratta da Il gambero rosso]
Mini-charlotte alle clementine

25 gennaio 2009

Cena per due

Galeotti furono i corsi universitari: un incontro fortuito, uno scambio di informazioni e da lì frequentazioni sempre più fitte, il piacere di stare insieme, di ridere insieme, di scontrarsi per trovare un punto d’incontro.
Erano gli anni di transizione dall’adolescenza alla maturità (da costruire), anni di spensieratezza lieve e un po’ goliardica dalle tinte forti e brillanti: introversa, taciturna, sognatrice io e estroverso, logorroico e pignolo/realista lui, un mix impegnativo con tanti angoli da smussare.
In un coinvolgersi e farsi coinvolgere continuo, intervallato da alti e bassi e scandito dal ritmo altalenante di esami, partenze e arrivi (io ero studentessa fuori sede), si arrivò alla prima cena organizzata da me!!!!
Una sfida per una profana militante della cucina!!!!
Senza darmi per vinta, mi documentai con anticipo, sperimentai qualche ricetta di semplice realizzazione (!) e dopo tanto fare e disfare, ideai un menu che potesse conciliare gusto e semplicità di esecuzione.
…..
Premesso che, in fase di corrispondenza d’amorosi sensi qualsiasi cena sarebbe stata gradita, compresa quella acquistata dal rosticcere più vicino, per dovere di cronaca, quella fatidica sera, la cena da me preparata fu molto apprezzata (forse perché l’ospite d’onore, a conoscenza della mia proverbiale inettitudine ai fornelli, era preparato al peggio?).


ANTIPASTO

Prugne secche al gorgonzola e noci



Prugne secche farcite al gorgonzola e noci
Ingredienti x 2
prugne
gorgonzola
noci
vino bianco

Preparazione. Fare rinvenire le prugne lasciandole per 10’ circa nel vino bianco, quindi asciugarle e privarle del seme. Farcirle con il gorgonzola ed un mezzo gheriglio di noce. Richiuderle e disporle, infine su un vassoio.


PIATTO UNICO

Millefoglie di rosti e crema di zucca





Millefoglie di rösti con crema di zucca
Ingredienti x 2
500 g patate
400 g zucca rossa
4 amaretti
cipolla
olio evo
sale

Occorrente
Forrmauovo cuore silikomart

Preparazione.
Rösti di patate.
Pelare le patate, lavarle, grattugiarle e lasciarle a bagno nell’acqua per evitare che si anneriscano. Spennellare la padella con dell’olio, porvi il Forrmauovo silikomart cuore (all’epoca io preparai due rösti e vi ritagliai i cuori, seguendo una sagoma di carta forno) e all’interno dello stesso compattare le patate grattugiate e ben strizzate. Lasciare cuocere per circa 8-10’ e girare con l’ausilio di un piatto, completando la cottura. Spadellare i singoli cuori di rösti, su un foglio di carta forno (per essere successivamente agevolati nello spostamento) e cospargere con un pizzico di sale. Procedere sino ad esaurimento delle patate.
Crema di zucca. Mondare la zucca, lavarla, tagliarla a tocchi e farla andare con un velo di cipolla, sale e olio evo. A cottura ultimata, frullare e incorporarvi gli amaretti sbriciolati.
Montaggio. Disporre al centro di ogni piatto un cuore di rostï, ricoprirlo con la crema di zucca, procedere con il secondo cuore, la crema e finire con il terzo cuore, guarnendo con mostarda (o in mancanza con dei canditi).


DESSERT

Mousse di yogurt e ricotta e fichi secchi infornati



Mousse di yogurt e ricotta, fichi secchi infornati e noci
Ingredienti x 2
1 disco pds (o biscotti savoiardi)
250 yogurt bianco
100 g ricotta circa
8 fichi secchi infornati
brandy
noci tritate

Preparazione.
Mousse allo yogurt e ricotta.
Passare la ricotta ad setaccio a maglie fini ed incorporarvi lo yogurt.
Ricavare dal pds dei dischi dello stesso diametro del bicchiere da utilizzare e disporre il primo sul fondo del bicchiere, imbibire con il brandy, coprire con uno strato di fichi secchi tritati, proseguire con la mousse e ripetere nuovamente gli stessi passaggi. Guarnire con le noci ridotte a granella.


MENU

Cena per due

Altre ricette con la zucca

Vola u vent con purè di zucca

Pizzette di patate alla zucca, cannella, salvia e olive nere

Mini bavaresi di zucca con riduzione di aceto balsamico

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Questo il racconto-menu del mio primo tête à tête che partecipa alla raccolta La tua prima cenetta per lui indetta da elga


La raccolta completa qui

23 gennaio 2009

Baccalà al tè su crema di piselli secchi

Leggendo Mangiabbinando di Stefano Buso, la mia curiosità è stata irrimediabilmente calamitata dalla sezione dedicata alla relazione tra cibo e tè*, dove si parla del tè come bevanda in abbinamento al cibo, in alternativa ai canonici vino o birra o come ingrediente per preparazioni di piatti usandolo come liquido di cottura (sul tema, seguono poi interessati ricette che mi sono ripromessa di sperimentare).
Avendo in programma di cucinare il baccalà, ho voluto mettere a punto queste nuove conoscenze, pensando di cuocere il baccalà con il tè al limone, senza troppo discostarmi dal classico connubio pesce-limone ed ho abbinato il tutto ad una crema di legumi (anche questo binomio consolidato), nello specifico di piselli secchi, scegliendoli per il loro dolce sapore poco invadente, il tutto in un piatto da gustare per una nuova e sorprendente esperienza di gusto.


Baccalà al tè su crema di piselli secchi





Baccalà al tè su crema di piselli secchi

Ingredienti x 4
200 g baccalà
150 g piselli secchi
tè al limone
sale /olio evo
capperi
pinoli

Preparazione. Ammollare il baccalà, sciacquarlo e cuocerlo nel tè per circa 15’.
Crema di piselli. Ammollare i piselli secchi per circa 15’, sciacquarli, coprirli d’acqua, regolare di sale e far cuocere per circa 15’. Quindi frullare e emulsionare con l’olio evo.
Disporre a specchio sul piatto un po’ di crema di piselli, adagiarvi i bocconcini di baccalà, guarnendo con i capperi, le scorzette di limone e i pinoli tostati e irrorare con un filo d'olio evo.


*In Mangiabbinando - le ghiotte considerazioni si legge: Tè, la bevanda più nota e amata nel mondo dal Giappone alla Russia, dall’Inghilterra alle Americhe. Qualcuno potrebbe essere perplesso dinanzi a questo abbinamento con piatti della nostra cucina regionale o internazionale: dagli antipasti ai piatti di mezzo, compreso il pesce, i molluschi e i crostacei.
Con il tè potrete accostare molti cibi che di solito gustate con acqua, vino e bibite, senza partire da schemi preordinati, lasciando alla scelta al vostro gusto ed alla vostra voglia di provare ed andare oltre gli abbinamenti convenzionali.
In cucina questa bevanda millenaria trova una collocazione di prim’ordine riuscendo a dare un gusto particolare a numerosi piatti.

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Ringrazio valina per aver pensato a me, passandomi il meme-premio Buoni propositi

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Aggiornamento del 17/06/2009


Questa ricetta partecipa al contest Ci mangiamo una tisana di jenny- al cibo commestibile


21 gennaio 2009

Tartelette di polenta con arancia e croccante di mandorle

L’insospettabile versatilità della polenta
E’ quello che ho pensato al cospetto di questo dessert tipicamente invernale che può concludere un excursus dove la polenta è declinata a tutto pasto o può semplicemente percorrere una nuova via del gusto, come dolce genuino e naturale.
Un dessert caratterizzato da diverse consistenze da saggiare: la morbidezza della polenta, il croccante delle mandorle e il succoso dell’arancia, il tutto stemperato nelle calde tonalità dell’oro, in un'armoniosa e sobria dolcezza da scoprire, per farsi conquistare.

Tartellette di polenta e croccante di mandorle


Tartelette di polenta con arancia e croccante di mandorle

Ingredienti x 4
Polenta
300 ml acqua circa
3 cucchiai di farina di polenta circa

Croccante di mandorle
4 cucchiai zucchero
3 cucchiai mandorle

1 arancia

Preparazione. Porre l’acqua in una pentola (la prossima volta aromatizzerò la polenta con il succo di ½ arancia) e farla intiepidire, versare a pioggia la farina di polenta (un po' di zucchero ci starebbe bene) e mescolare con una frusta affinché non si formino grumi. Rimestare continuamente e quando la polenta assume una consistenza soda, spegnere.
Stendere la polenta su un foglio di carta forno, ricoprire con un lembo e livellarla con il matterello, riducendola ad uno spessore di circa 2 cm. Attendere che si freddi e si compatti bene, quindi con un anello d’acciaio di 8 cm di diam., ricavare le tartellette e adagiarle sui singoli piatti.
Croccante alle mandorle. Far andare lo zucchero con l’acqua ed un po’ di succo d’arancia, in un pentolino con il fondo spesso ed attendere che raggiunga un colorito dorato. Quindi allontanarlo dal fuoco ed incorporarvi le mandorle. Stendere il composto su un foglio di carta forno, e compattare, cercando di dare una forma quadrata. Attendere che si cristallizzi e pestare.
Cospargere ogni tartelletta con il croccante frantumato, coprire con una fetta d’arancia pelata a vivo [eventualmente glassare con un filo di miele] e guarnire con una mandorla caramellata.
- La ricetta originale prevede una spolverata di zucchero di canna ed un passaggio sotto il grill caldo [da me volutamente evitato, in quanto preferisco la consistenza morbida] per conferire alle tartellete una certa compattezza. [Tratto da Cucina Moderna]

Nota storica - La parola “mais” deriva da “mahis” termine con cui gli indigeni dell’America centrale chiamavano questo cereale che C. Colombo portò in Europa al ritorno del suo secondo viaggio nelle Americhe (1469) reperti archeologici fanno risalire questa coltura ad oltre 3.000 anni fa: antiche popolazioni dell’America centro-meridionale, come gli Aztechi, i Maya e gli Incas, lo coltivavano sugli altopiani delle Ande utilizzandolo come elemento base della loro alimentazione.
Una volta giunto in Europa, il masi si diffuse molto lentamente. Infatti solo nella seconda metà del ‘500 e al principio del ‘600 venne messo a coltura nelle province venete, mentre nel territorio lombardo era considerato non commestibile per cui ne era proibita la commercializzazione. Fu proprio in questo periodo che al mais fu dato l’appellativo di “formento turco” o “grano di Turchia” in quanto il termine “turco” era sinonimo di straniero, forestiero, esotico da cui l’attuale termine di granturco. Solo alla fine del ‘ 600 e ancor più all’inizio del ‘700, la coltura del mais ebbe un notevole impulso in tutta la pianura padana, dove divenne sotto forma di farina, la base dell’alimentazione dei contadini di quelle zone.
Una dieta esclusivamente a base di farina di mais fu però la causa del diffondersi della pellagra, una malattia endemica che colpì quelle popolazioni fino agli inizi del '900. Solamente tra il 1913 ed il 1930 ne fu scoperta al causa, qaule deficienza nutrizionale vitaminica ...

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Ricetta correlata (salata) con polenta
Voul au vent di polenta con purè di zucca

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Premi - Dedico queste Tartellette a
imma di dolci a gogò e mirtilla di angolo cottura per avermi attribuito il meme- premio Buoni propositi

claudia di my ricettarium per avermi conferito il premio Una marcia in più

e chiara de il giulebbe per avermi insignita del premio Un abbraccio

premi che assegno a tutti i lettori silenziosi che assiduamente o sporadicamente, sfogliano queste mie pagine virtuali, in cerca di idee per alimentare la loro creatività.

19 gennaio 2009

Cupolette di verza con crema di patate su salsa di cioccolato piccante

Può accadere di lasciarsi affascinare da una ricetta per il solo ammirarne il misterioso e non avvolgente involucro verde e nervato, dal malcelato cuore da scoprire e poi immaginarne a lato una virgola di fondente piccante sulla quale far specchiare l’arcana cupola …
Può accadere di tradurre l’immaginazione in fatti …
Può accadere di sorprendersi se il reale sublima l’ideale, per la delicatezza della (s)foglia di verza che abbraccia la dolcezza della crema, a sua volta bilanciata dalla nota amara del cioccolato piccante e liquefatto.
Cupoletta di verza con crema di patate in salsa al cioccolato piccante


Cupolette di verza con crema di patate su salsa di cioccolato piccante

Ingredienti x 4

4 foglie tenere di verza

2 patate silane medio grandi
2 cucchiai olive
2 cucchiai olio evo
Timo
Sale e pepe nero

Salsa al cioccolato piccante
3 quadretti cioccolato fondente Venchi
1 pizzico peperoncino in polvere
1 goccio latte
burro

Preparazione. Sbollentare per 7-8’ (ottenendo il grado di cottura "al dente" che precede il "disfacimento") le foglie di verza (scegliendo quelle interne, più tenere) in acqua salata e, dopo averle scolate, stenderle su un canovaccio. Mettere a bollire le patate in acqua fredda salata, quindi pelarle, schiacciarle ed insaporirle con olio, timo e pepe. Tritare con la mezzaluna le olive ed aggiungerle al composto. Aggiustare di sale e foderare 4 stampini semisferici con le foglie di verza ben asciutte.
Riempire con il composto e pareggiare la superficie; avvolgere con la pellicola e lasciare in frigo per 15’.
Salsa al cioccolato piccante. Far fondere a bagnomaria il cioccolato grattugiato con un goccio di latte ed un accenno di burro, quindi allontanare dal fuoco e aggiungere un pizzico di peperoncino.
Sformare le cupolette e servirle a temperatura ambiente, guarnendo il piatto con la salsa. [Ricetta Cupoletta tratta dal vol. Le Verdure de La grande Cucina Italiana edito da Il Giornale]
Cupoletta di verza con crema di patate

17 gennaio 2009

Limonata concentrata

Ricetta surreale
Ibernare il Dio Sole
Limonata concentrata e gelata
Fase I: Catturare il Sole e conserva(rlo) sotto ghiaccio, per custodirne lo splendore accecante fino al fatidico risveglio dal letargo ...
Limonata concentrata

Fase II: Quando sarà il momento, aprire la chiusura ermetica e liberare il calore del Sole, nella sua audacia focosa
Limonata concentrata - dosaggio
Sgelare i dardi aurei e ferini del Sole, perché possano trafiggere il cielo e ... correre ai ripari.

Limonata concentrata

Ingredienti
½ l succo d limone
½ kg zucchero

Preparazione. Spremere i limoni e filtrarne il succo. Unire lo zucchero e rimestare pazientemente fino a completa saturazione. Invasare e congelare.

Al momento di servire, prelevarne una generosa cucchiaiata e diluirla nell’acqua fredda, per una gradevole limonata. [Ricetta conosciuta tramite il passa parola di una simpatica amica]
Limonata
Il Sole liquido in bicchiere …

Chiamateli pure deliri di onnipotenza derivanti da vaneggiamenti o da squilibri emotivi o da "insolazione", ma provate questa conserva dalla cremosità zuccherina che al bisogno, vi garantirà una deliziosa e fresca limonata, un rimedio anti-arsura subito pronto.


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Ringrazio Carla di letto e mangiato per avermi insignito dei premi One lovely blog award e Kreativ blogger che conferisco a tutte le amiche bloggers.

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Aggiornamento del 20/11/2009

Questa ricetta partecipa alla raccolta Con le dita nel barattolo di Martina in collaborazione con Giallo Zafferano







15 gennaio 2009

In compagnia ....

Con un colpo di click, un sito


dalla grafica accattivante che offre un assortito ed interessante catalogo di prodotti enogastronomici, dove i prodotti, corredati da una scheda tecnica, possono essere ingranditi e visualizzati, prima di deciderne l’acquisto.
Un luogo dove i gourmet possono spaziare nell’imbarazzo della scelta seguendo tre percorsi ideali:

1. l’enoteca, il vero punto di forza, caratterizzata da una vasta gamma di offerte relative a vini, champagne, grappe ecc …
2. la gastronomia, uno scrigno di bontà in cui perdersi, lasciandosi tentare dalle invitanti proposte di pasta (e non solo), olio e tartufi.
3. gli accessori, eleganti cassette in legno per racchiudere bottiglie pregiate.

Infine per i gourmet-blogger, un’imperdibile occasione: La compagnia dei blogger, una sorprendente iniziativa alla quale aderire senza alcun indugio.



14 gennaio 2009

Anelli di cioccolato e mousse al bergamotto

Un Natale all’insegna di preziose golosità, quello di quest’anno: sotto l’albero crema al bergamotto, cioccolato Venchi, biscottini vari … in un tripudio di dolcezze da scartare e gustare.
Cioccolato Venchi e Crema al bergamotto
- Nella foto di sinistra dei bergamotti essiccati: è l'unico agrume che mummifica -
E con quel che resta che fare?
Seguendo un sottile fil rouge di destrutturazione, ho realizzato un goloso involucro di cioccolato (dalla consistenza granulosa data dai biscotti o dalla frutta secca) per circondare una mousse al bergamotto, una cremosità da proteggere con dolce sollecitudine.

Riciclare biscotti e frutta secca, per cambiare registro
Anelli di cioccolato con mousse al bergamotto
L’anello di, sinistra è di cioccolato e granella di frutta secca, mentre quello di destra è di cioccolato e biscotti


Anelli di cioccolato e mousse al bergamotto

Ingredienti x 4
100 g cioccolato fondente Venchi
100 g cioccolato al latte Venchi
40 g burro
100 g biscotti sbriciolati
70 g frutta secca tritata (noci e nocciole)

Mousse al bergamotto
100 ml panna
100 g crema di bergamotto

Preparazione Anelli. Sciogliere a bagnomaria il cioccolato tritato finemente con il burro e la panna liquida. [Ho provato a temperare il cioccolato] Quando il cioccolato fuso ha raggiunto la temperatura di 40-45°, prelevarne 2/3 e versarlo su un piano di marmo (o in mancanza d’acciaio) e stenderlo con una spatola di acciaio, eseguendo movimenti dall’esterno verso l’interno, per abbassarne la temperatura a 26-27° (deve essere fresco) infine porlo nuovamente nel recipiente a bagnomaria per riportarne la temperatura a 32°.
Dividere il cioccolato in due parti ed unire ad una i biscotti sbriciolati e all’altra la frutta secca tritata.
Adagiare della carta forno su un piatto e collocarvi quattro tagliapasta, foderati anch’essi di carta forno. Prelevare il composto di cioccolato con un cucchiaino e pressarlo lungo i lati dei singoli tagliapasta , rifinendo con attenzione i bordi.
Mousse al bergamotto. Sciogliere a bagnomaria la crema di bergamotto e, dopo che si è intiepidita, amalgamarvi la panna montata.
A solidificazione avvenuta degli anelli (io li ho farciti l’indomani), sformarli delicatamente dal tagliapasta (passaggio critico) liberarli dalla carta forno e, con una siringa da pasticcere farcirli.

Anelli di cioccolato


CURIOSITÀ - IL CIOCCOLATO VOLANTE DEL 1948
Anno 1948, piena guerra fredda tra l'Occidente e il blocco comunista che al termine del conflitto aveva occupato Berlino. Per consentire agli abitanti dell'ex capitale del Reich di disporre di generi alimentari - i russi avevano razionato tutto - gli alleati organizzavano ponti aerei che raggiungevano Berlino, via Francoforte, portando latte e zucchero, caffè e burro. Insomma, i berlinesi stavano sempre con gli occhi al cielo ad aspettare nuovi arrivi. Nel dicembre di quell'anno fu organizzata l'Operazione "Babbo Natale", all'interno della quale il colonnello americano Gail Halvorsen inventò l'"Operazione dolciumi": lanciava sulla città piccoli paracadute con cioccolato e caramelle. I bambini, felici, lo chiamavano "cioccolato volante". Un piccolo assaggio di serenità al gusto di cioccolato...Premi - Dedico, questi Anelli di cioccolato, a Stefania de il mondo di Stefy, ringraziandola per i premi One lovely blog award, I love your blog e Uber amazing blog che mi ha assegnato e che giro a tutti i lettori.

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13 gennaio 2009

Charlotte di pandoro al limone

Se un conturbante pandoro, dalla velata promessa di impalpabile candore, dalle puntute forme stellate, dalla sofficità dorata, fa vacillare pericolosamente l’intenzione di iniziare un regime di sana leggerezza alimentare, per dire addio agli eccessi delle feste, non resta che cedere.
Così seguendo il leit motiv della de-strutturazione, perché non scomporre il dolce aureo, per poi ricomporlo in un dolce regale, una Charlotte dal cuore vellutato e fresco, per nobilitare i buoni propositi?
Riciclare il pandoro per chiudere un capitolo di gusto

Charlotte di pandoro al limone


Charlotte di pandoro al limone

Ingredienti

1 pandoro (750 g)

Bavarese al limone
300 g panna
100 ml latte
40 g zucchero
15 g farina
10 g gelatina
2 limoni scorza e succo di ½ limone biologici
2 tuorli

Spumante (o liquore limoncello)

Guarnizione
Panna
Fettine di limone biologico

Preparazione. Tagliare gli spigoli del pandoro, dividere a metà per il lungo ogni spigolo e, dopo aver fatto slittare leggermente una sull'altra le due mezze fette, accomodarle a palizzata nello stampo per charlotte (liscio, a bordi alti, cap. 2 l, rivestito di pellicola alimentare).
Bavarese al limone. Grattugiare la scorza dei limoni nel latte, scaldarlo (senza farlo bollire) e versarlo sui tuorli mescolati con la farina e lo zucchero; portare su fuoco basso la crema ottenuta e cuocerla finché inizierà ad addensarsi, quindi aromatizzarla con il succo di limone e stemperarvi la colla di pesce ammorbidita in acqua fredda e strizzata. Lasciare intiepidire la crema finché inizierà a tirare (ispessirsi), quindi incorporarvi la panna montata fermissima (bavarese).
Assemblaggio. Imbibire le fette di pandoro nello stampo con lo spumante (o il liquore limoncello), versare nell’incavo il bavarese e richiudere con altre fette. Compattare bene, imbibire con altro spumante, coprire con pellicola trasparente e in riporre il dolce in frigo per almeno per 6 ore.
Sformare la charlotte capovolgendola nel piatto da portata, eliminare la pellicola alimentare, gurnire a piacere e servire.
[Liberamente tratta da La Cucina Italiana: la ricetta originale prevedeva una bavarese all’arancia ed ho leggermente riveduto le dosi per adattarle alla capacità dello stampo utilizzato]

NOTA - Ricetta ambivalente: nel periodo pre-natalizio per gustare in modo originale uno dei dolci festivi per eccellenza e nel periodo post-natalizio per riciclare con golosità ed eleganza il calorico pandoro.

Charlotte di pandoro


Curiosità - La Coldiretti, stima che sia rimasto sulle tavole quasi un terzo dei prodotti acquistati per festeggiare il Capodanno, costato agli italiani circa 2,6 miliardi di euro in cibi e bevande consumati in o fuori casa. Tra le pietanze avanzate ci sarebbero soprattutto i dolci, in particolare pandoro e panettone (ne sono stati venduti 100 milioni durante le festività), e la frutta, ma anche i secondi piatti di carne o pesce.

12 gennaio 2009

Mattonella di panettone con mousse al cioccolato bianco

Se il tormentone post-festivo è “depurare l’organismo”, la condicio sine qua non è l’abbattimento delle traboccanti “scorte traditrici” o “avanzi seducenti” che occhieggiano beffardi e inducono in tentazioni peccaminose, ingannando i freni inibitori, con sensi di colpa lancinanti a seguire.
Così meglio mettere in atto l’operazione “eliminazione panettoni in giacenza pericolosa” e, continuando il percorso di destrutturazione, trasformarlo in una soffice mattonella che racchiude una deliziosa mousse al cioccolato bianco.
Riciclare il panettone per voltare pagina

Mattonella di panettone con mousse al cioccolato bianco


Mattonella di panettone con mousse al cioccolato bianco

Ingredienti x un cake di cm 20

350 g di 1 panettone di 750 g

Mousse al cioccolato bianco
100 ml panna
1 uovo
100 g cioccolato bianco
30 g zucchero

2/3 fichi secchi
5/6 datteri

spumante o champagne

Glassa
30 g di cioccolato bianco circa
1 cucchiaino panna liquida

Guarnizione
1 arancia biologica
30 g zucchero circa

Preparazione. Asportare al panettone la calotta, tagliare in due la parte restante ed eliminarne la parte centrale, lasciando una crosta di 1 cm.
Foderare con pellicola per alimenti uno stampo da plum cake.
Ritagliare sulla carta forno, la sagoma del fondo dello stampo che si utilizzerà e seguendo questa guida, ricavare le prime due fette, da collocare sul fondo dello stampo. Proseguire con altre quattro fette da collocare sui lati più lunghi dello stampo ed infine due quadrati sui lati più corti.
Mousse al cioccolato bianco. Tritare il cioccolato e fonderlo a bagnomaria in metà del quantitativo di panna. Separare il tuorlo dall’albume e tenere da parte.
Incorporare delicatamente il tuorlo al cioccolato fuso, mescolando con una frusta perché non si formino grumi. Spegnere e raffreddare.
Portare quasi a bollore dell’acqua in una casseruola; montare a neve ferma l’albume in una ciotola per 5' e infine adagiare la ciotola sulla casseruola, lavorando ancora l’albume per 5' (meringa).
Montare il resto della panna e incorporare alla crema di cioccolato bianco, unitamente alla meringa, rimestando delicatamente con movimenti rotatori.
Unire alla mousse le briciole di panettone ( finché saranno visibili nel composto o a piacimento) e volendo fichi secchi e datteri tritati grossolanamente a coltello o altra frutta secca.
Assemblaggio. Imbibire il panettone come sopra preparato, con lo spumante (o champagne), colmarlo con la mousse e richiudere con altre fette. Compattare bene, imbibire con altro spumante, chiudere sigillare con pellicola trasparente e riporre in frigo per 3 ore.
Guarnizione. Far sciogliere il cioccolato a bagnomaria con la panna e versarlo sulla mattonella [ho volutamente usato un quantitativo esiguo ed impalpabile di glassa, perché restasse visibile la natura di panettone della mattonella].
Lavare, tamponare e tagliare l’arancia a dischi, trasferirla in una pentola con lo zucchero e dell’acqua e portarli ad ebollizione, prima che inizino a disfarsi. Passarli sotto l’acqua fredda, prelevare le scorze ed arrotolarle a roselline [le mie avrebbero dovuto cuocere di più e risultare più flessibili ed elastiche, ma i degustatori non potevano aspettare].

Mattonella d panettone



NOTA - Ricetta ambivalente: nel periodo pre-festivo per gustare in modo originale il dolce natalizio per eccellenza e nel periodo post-festivo per riciclare con golosità ed eleganza il calorico panettone.

9 gennaio 2009

Mangiabbinando e intervistando

Leggere "Mangiabbinando - le ghiotte considerazioni" libro di Stefano Buso*, sarà un imperdibile nutrimento per la mente, dove in un’esplorazione gastronomica innovativa si compie un itinerario gustativo tutto da scoprire, leggere ed assaporare pagina dopo pagina, in un crescendo che stimola curiosità, palato e desideri …



Il punto di vista di un esperto e di un edonista dei sapori:

La genesi di questo scritto è maturata nel tempo o è il frutto di un’ispirazione immediata?

Bella domanda, quasi un’attraversata nella mia memoria. Nasce in maniera graduale, aggiungendo e togliendo. Rispetto alla versione del 2006 sono stati eliminati due capitoli troppo tecnici. Una sorta di incredibile capriola nell’infinito mondo enogastronomico.


Quale sensazione o odore o piatto è stato l’incipit di questo libro?

Senz’altro i fondi di cucina, i soffritti perché da poche verdure rosolate, quasi sempre nasce un piatto buono, saporito se preparato con amore. I profumi, gli odori del cibo che si catturano tra vie, piazze e calli…il cibo di strada. Ecco, probabilmente, cosa mi ha… illuminato!


Se la fantasia e la creatività è il filo conduttore di molti abbinamenti proposti, ciò vuol dire che tutti, anche i profani possono azzardare in cucina?

Lascio cadere ogni tentazione creativa affermando che, se è pur vero che in cucina sembra semplice creare, abbinare, affiancare o modificare una ricetta, ogni trasgressione o spregiudicatezza se non supportata da un minimo di buon senso cade facilmente nel banale. Inizialmente è importante esplorare…con umiltà.


La libertà assoluta in ambito gastronomico può sconfinare nell’autarchia o al contrario, può rappresentarne un suo logico divenire?

La libertà assoluta culinaria sembrerebbe particolarmente affine al pensiero gastronomico del puro godimento, del piacere in antitesi con la definizione di chiusura, di isolamento. Si dovrebbe tuttavia fare ben attenzione a concretizzare sempre e comunque un cibo buono, mangiabile. Talvolta si sceglie di andar oltre la concretezza, il vissuto, con il conforto della mera creatività. Non sempre il risultato è quello auspicato, anzi, spesso è palesemente perfettibile! È confortante sapere che ogni giorno nascono nuovi percorsi mangerecci a condizione che siano ben ancorati alla memoria…questa, potrebbe (anche) essere una non scontata e auspicabile conseguenza.


Premesso che il libro si presenta da solo nella sua “appetibilità”, perché leggere “Mangiabbinando”?

Mangiabbinando non è certo un nuovo altisonante itinerario gastronomico. È un piccolissimo libretto realizzato senza scopi commerciali, che si appella di più ad astrazioni, a sensazioni che a verità assolute culinarie. È particolarmente consigliato a chi apprezza il gusto senza prendersi troppo sul serio. È, soprattutto, un libro per curiosi, per dilettanti; per quanti amano le gustose soddisfazioni a tavola…


Grazie per le precisazioni che meglio aiutano a comprendere, solleticando la fame di sapere.



segnalibro

Titolo: Mangiabbinando - Ghiotte considerazioni
*Autore: Stefano Buso, critico enoculinario, membro A.I.G.S. (Accademia Italiana Gastronomica Storica), wineblogger, studioso di storia e tradizioni della cucina, associato ad A.S.A. (Associazione Stampa Agroalimentare Italiana).
Opera: depositata
Formato: brossura plastificata lucida
Pagine: pag. 64
Prezzo: volume gratuito (solo il costo delle spese postali del contrassegno)
Segnalibro: incluso nel volume

Per informazioni o per richiedere una copia è stato realizzato un blog - Mangiabbinando showblog - con tutte le informazioni relative all’edizione.

Buona lettura!


* * *

Nota - A lettura ultimata posso dire che si tratta di un libro scritto con la levità che è propria di chi conosce e padroneggia bene gli argomenti, rendendoli gradevolmente fruibili a chi legge.
Un approccio originale al mondo enogastronomico, l’approccio di un esperto del settore che vi si accosta con gli strumenti di una grande professionalità, ma anche con una visione fresca ed emozionale e soprattutto senza preconcetti.
Un libro originale che affronta tematiche enogastronomiche, da un punto di vista emozionale e tecnico al tempo stesso, in un racconto vivace suddiviso in sezioni solo per motivi organizzativi, ma di fatto un continuum narrativo che spazia dagli abbinamenti “pizza e cibo”, “tè e cibo”, “drink e cibo”, elargendo suggerimenti preziosi sui vini da abbinare o le temperature per degustare la birra.
Interessanti le note storiche, le ricette a tema, gli approfondimenti di tematiche quali la “Grammatica tra i fornelli” o “La cucina che non c’è”… il tutto gradevolmente inframmezzato da citazioni.
Un libro interessante e vivace, dal taglio narrativo e avvincente, dal quale apprendere gustosamente.

Un racconto-alchimia da assaporare con gusto, per essere sognatori a tavola.

8 gennaio 2009

Tagliatelle alla liquirizia farcite con persico in salsa alle clementine

Colori, forme e odori: sono ciò che i sensi percepiscono e registrano, ricevendo emozioni, ma anche ciò che i cuccioli d’uomo imparano presto, nel loro percorso di conoscenza del mondo.
Anche una pietanza può farsi scoprire, valutare ed apprezzare per colori, forme e odori, come queste Tagliatelle farcite, dal colore d’impatto (color tabacco), dalla forma geometrica, ma al tempo stesso tondeggiante e dall’odore/aroma deciso (liquirizia) ma ben equilibrato dalla dolcezza del pesce che cela al suo interno e dalla salvia e clementine della salsa che lo avvolge di aromi.
Un primo insolito e sorprendente, un’esperienza di gusto, direi, importante.

Tagliatelle alla liquirizia farcite con persico, in salsa alle clementine e salvia


Tagliatelle alla liquirizia farcite con persico in salsa alle clementine

Ingredienti x 4

Pasta
300 g semola grano duro
200 ml acqua
3 (o 2) cucchiaini di tocchetti di liquirizia pura Amarelli (ho usato il formato "spezzatine")
Sale

Farcia
200 g pesce persico
80 g patate
Scalogno
Spumante (o vino bianco)
Sale
olio evo

Salsa alle clemntine
2 clementine
scalogno
sale
4 cucchiai d’olio evo

Preparazione farcia. Tagliare a bocconcini il pesce, rosolarlo con un filo d'olio e lo scalogno. Bagnare con lo spumante e fare evaporare. A parte lessare le patate, scolarle, schiacciarle, unirle al pesce e frullare, regolando di sale e pepe.

Tagliatelle alla liquirizia farcite con persicoTagliatelle farcite. Far sciogliere la liquirizia (se si utilizza un diverso tipo o formato di liquirizia,stabilirne il dosaggio in forza del colore che assumerà l’acqua: un nero intenso come il caffè moka) in un pentolino con l’acqua. Versare la farina in una ciotola (per evitare che la liquirizia possa annerire la spianatoia) e impastarla con l’acqua alla liquirizia. Trasferire la massa sulla spianatoia e lavorarla fino a che diventa liscia e soda. Quindi tirare la sfoglia con il matterello.
Con l'aiuto di una sac à poche, tracciare su metà sfoglia delle “righe” di farcia, spennellare da un lato e dall’altro con dell’acqua, ricoprire con la metà della rimanente sfoglia, esercitare una leggera pressione per eliminare eventuali bolle d’aria e tagliare i lati delle tagliatelle ((15x2 cm)) con una rotella dentellata che servirà anche a sigillarle. Lasciare asciugare.
[Tecnica farcitura tagliatelle presentata a Gusto Rubrica Tg5]

Salsa alle clementine. Lavare le clementine, grattugiare la scorza e spremere l’altra. Fare rosolare lo scalogno tritato in un tegame con l’olio, unire la scorza grattugiata, il succo delle clementine, la salvia e lasciare insaporire per qualche minuto.
Cuocere le tagliatelle in una capace pentola (per evitare che si possano incurvare o rompere) con acqua bollente salata. Scolarle, versarle nel tegame con la salsa, saltarle delicatamente (facendo attenzione a non frantumarle) e servire.
Tagliatelle alla liquirizia farcite con persico, in salsa alle clementine
Viste in tv e riprodotte sull’onda del ricordo: per un migliore impatto visivo, forse dovrebbero essere più sottili.




Ricette correlate
Altra Pasta farcita con pesce Ravioli di branzino in salsa allo zafferano
Altra Pasta aromatica e fredda Cavatelli freddi di vite
Altra Pasta colorata: Maccheroncini colorati
Altra Pasta colorata: Farfalle al cacao
Altra Pasta colorata: Tagliatelle innevate


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Due premi, da due fiori
Un grazie particolare ad isabel di fior di farina e gisella di fior di sale, per avermi assegnato entrambe il Premio Kreativ Blogger.

6 gennaio 2009

Un anno e più alla finestra

Un anno alla finestra, ma anche un anno d’amore (♫ ), quello scritto, vissuto e documentato da queste pagine virtuali traboccanti di ricette, immagini, parole …

Più di un anno per essere precisi (2 ottobre), ma affaccendata in vicende private (alquanto intricate) che mi tennero lontana dal web, mio malgrado, i festeggiamenti furono rimandati a data da destinarsi.
Qualcosa però, restò in sospeso ...

… qualcosa che, dietro suggerimento della Befana, ho deciso di pubblicare:


 un  Pdf di Dolci golosi e inediti che avevo preparato come dono per voi e che spero vogliate gradire.

Tortina fiore al pistacchio


E per non far passare in sordina un avvenimento da ricordare:

Tortina - fiore al pistacchio
La tortina è una fetta di cake, tranciata con uno stampino a fiore e ricoperta di gelato al pistacchio.


* * *

Forse "... Ho capito che nella vita non c'è altro che valga, se non mettere al mondo: un oggetto ben fatto o un essere vivente o anche se stessi in modo nuovo, non fa differenza." [Tratto da Favola dei due che divennero uno di Dario Buzzolan]


Perdonatemi la citazione (forse opinabile) e GRAZIE per l’affetto con il quale mi dedicate la vostra attenzione!!!

……….

Una dolcezza per la nostra cara e vecchia Befana, qui
</ a=""></ a=""></></ a=""></></></>Dolci golosi

4 gennaio 2009

Mini bavaresi di zucca con riduzione di aceto balsamico

La seduzione è un gioco sottile di impressioni visive, immagini eteree, sensazioni tattili che confluiscono in una malia capziosa, avvincente, irresistibile ...
Sedurre a tavola si può, per esempio con questo antipasto dall’aspetto elegante, un ovale della Silikomart con un lago incastonato in cui perdersi, dove alla dolcezza delicata della zucca, fa da contrappunto l’agrodolce corposo della riduzione di aceto balsamico, ispiratomi da serena.

Mini bavaresi di zucca con riduzione di aceto balsamico

Mini bavaresi di zucca con riduzione di aceto balsamico
Ingredienti x 6 ovali Silikomart

Bavaresi
100 ml panna da cucina
300 g zucca
2 fogli di gelatina
20 ml latte
2 tuorli
cannella
salvia
sale

Riduzione di aceto balsamico
100 ml aceto balsamico
3 cucchiaini miele
cannella

Preparazione Bavaresi. Mondare la zucca, lavarla e cuocerla a vapore, collocando nell’acqua sottostante della salvia, quindi passarla al passaverdure, aromatizzare con la cannella e regolare di sale. Lavorare in una terrina a bagnomaria i tuorli, unirvi a filo il latte caldo e rimestare (per pochi minuti) fino a quando il composto non cambia colore. Unire la gelatina precedentemente ammollata e ben strizzata, rimestare e lasciare freddare il tutto.
Successivamente unirvi la purea di zucca, incorporarvi la panna montata, versare il composto negli stampini di silicone e porre in frigo a rassodare per almeno 3 ore.
Riduzione di aceto balsamico. Far andare a fiamma vivace, in una pentola, l’aceto balsamico, la cannella ed il miele. Quando comincia ad assumere una consistenza “sciropposa” spegnere.
Al momento di servire, prelevare i bavaresi, sformarli e guarnirli con la riduzione di aceto balsamico. [Liberamente tratta da L’Enciclopedia della cucina italiana edita da Mondadori]

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2 gennaio 2009

Torta al cioccolato e peperoncino

Se è vero che "noi stessi siamo artefici del nostro destino" è anche vero nella vita c’è una parte di imponderabile che sfugge alla nostra progettualità.
Non resta quindi che propiziare quell’insondabile e io non ho trovato modo migliore del preparare una Torta al cioccolato e peperoncino, dove il peperoncino simbolicamente scaramantico vuole anche auspicare giorni pepati ed il cioccolato vuole augurare ricchezza e pienezza di giorni gioiosi.
Con i migliori Auguri di un Buon 2009 e tanta, tanta, tanta fortuna!

Torta al cioccolato e peperoncino

Torta al cioccolato e peperoncino [o Torta degli Aztechi, denominazione originale]

Ingredienti
Guscio
180 g farina
55 g zucchero
110 g burro
1 albume
20 g cacao
½ bustina lievito

Farcia
500 g mascarpone
2 cucchiai di zucchero a velo
2 pizzichi cannella
1 pizzico (generoso) peperoncino
300 g cioccolato fondente tritato

Preparazione Guscio. Mescolare in una terrina la farina setacciata, lo zucchero, il burro, l’albume, il cacao, il sale e per ultimo il lievito. Impastare il tutto fino ad ottenere un impasto liscio.
Stendere la massa sul fondo e sulle pareti di uno stampo (diam. 28 cm) imburrato ed infarinato, formando un bordo alto 2 cm circa ed infornare a 190° per 10’.
Farcia. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria e, quando si è intiepidito, unirlo al mascarpone, aromatizzando con la cannella ed il peperoncino.
Versare la crema così ottenuta nel guscio di pasta frolla raffreddato (non è una vera frolla per come potrebbe sembrare, in quanto è molto soffice), far riposare 2 ore in frigo prima di servire e decorare con dei peperoncini.

Curiosità.
Peperoncino. Il piccante dalla scoperta dell’America si è diffuso in tutte le regioni meridionali, complice il clima favorevole e la povertà delle masse che lo trovavano utile per insaporire cibi piuttosto poveri ma anche più economico del sale per conservare gli alimenti. Le classi abbienti, abituate al più costoso e raffinato pepe delle Indie, non ne furono mai conquistate: “cibo rustico e volgare” era considerato da nobili e borghesi e peccaminoso dalla corte pontificia. Così fu escluso dai ricettari. Si dovette aspettare il 1912 e il Manifesto del futurismo di Filippo Tommaso Marinetti per sdoganarlo nell’alta cucina italiana.
"Il piccante è rivoluzionario". Era la tesi di Mao Zedong, capo della rivoluzione cinese. Il presidente rosso non era un palato sopraffino, anzi: mangiava di tutto. Purché fosse molto piccante. E tra rivoluzionari e peperoncino deve esserci certo feeling se anche Che Guevara non ne era mai sprovvisto, per arginare i suoi improvvisi attacchi d’asma.
Di questo e altri aneddoti è ricco il libro “Re di Sapori” - il peperoncino protagonista di ricordi, passioni, sentimenti, con oltre 800 ricette piccanti”, scritto da Monica Giunchiglia, giornalista di cronaca e politica con la passione per la cucina e per i viaggi. Il volume (ed. Tropea, 482 pagine, 22 euro), inaugura la collana cultural- gastronomica Le cipolle di Tropea. Il libro è un affascinante resoconto di viaggi in Messico, Europa, America del Nord e America Latina, Africa e Asia, tra storie di popoli lontani e di cucine etniche, tutte accomunate dalla passione per il peperoncino.

Cioccolato. Le più antiche testimonianze riguardanti il cacao risalgono al 600 d. C., nello Yucatan, dove i Maya coltivavano piantagioni di cacao. Nel 1200 il prodotto era così apprezzato da costituire mezzo di pagamento dei tributi, da parte degli Aztechi ai conquistatori Maya: la tassa veniva elargita sotto forma di fave di cacao che, successivamente venivano trasformate in bevanda dal nome Xocoatl, prodotto in grado di dare forza e vigore.
Fu poi Cristoforo Colombo a portare i primi semi di cacao in Europa (inizialmente senza grande successo), in occasione del suo quarto viaggio effettuato nel 1502, viaggio che lo portò a sbarcare nelle terre dell’Honduras dove gli vennero offerti i semi di cacao e la bevanda piccante da essa ricavata.
Solo più tardi nel 1519 l’esploratore Cortes dette il via alla coltivazione del cacao per l’esportazione in Europa, dove per la prima volta venne apprezzato come bevanda, aggiungendo peperoncino e spezie per stemperare il sapore molto amaro; la via europea del cioccolato inizia quindi dalla Spagna.
Esistono varie ipotesi circa l’introduzione del cioccolato in Italia, ma la maggior parte degli storici riconduce la prima testimonianza di questo prodotto a Francesco Carletti, commerciante fiorentino che nel 1606, al ritorno da un viaggio nelle Indie, portò a Firenze la bevanda. Durante il XVIII la lavorazione del cioccolato si affermò in alcune grandi città, come Parigi, Torino, Vienna, Londra e verso al fine dello stesso secolo, in Italia già si delineava il primato di Torino quale capitale del cioccolato: Antonio Ari introdusse per primo a Torino la bevanda al caco. Fino al 1700 il cioccolato era conosciuto solamente come bevanda, successivamente si cominciò ad apprezzare questo prodotto anche sotto forma solida, venduto a “tocchi”, da cui nasceranno più tardi, i più famosi dolci al cioccolato.

1 gennaio 2009

Bibite, Conserve e Fatti



‘Nduja vegetale











Conserve salate


Liquore di genziana
Liquori



Limoni
Vegetali
Arance che passione
Carciofi
Il colore dell'estate
Limoni (Di cambiamenti ...)
Pomodori (Assenza ingiustificata)
Una spremuta di energia
Zucca lunga (Cucuzza longa o Cucuzza ‘e acqua)

 
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